Universal Design for Learning: una prospettiva per l'inclusione
Universal Design for Learning: che cos’è
Lo Universal Design for Learning è uno dei framework nati negli anni ‘90 che si sono proposti di applicare l’idea dello Universal Design di Mace alla realizzazione di percorsi di apprendimento.
Negli anni ’70 l’architetto Ronald Mace ha rivisto completamente il concetto di accessibilità degli edifici e si è dedicato in particolare alla progettazione senza barriere, basandosi sull’ambiente invece che sulla persona. Le sue riflessioni hanno portato alla nascita del paradigma noto come Universal Design, tradotto in italiano come Progettazione Universale. Alla base del paradigma si trova l’idea che, durante la progettazione di edifici o oggetti, sia più conveniente pensare in anticipo alla diversità che caratterizza i futuri utenti piuttosto che adattare successivamente un ambiente poco accessibile alle difficoltà di un singolo individuo. Lo Universal Design si basa su standard di riferimento che definiscono i requisiti minimi di accessibilità allo scopo di creare ambienti o prodotti che riducano il più possibile la necessità di operare adattamenti specifici oppure di utilizzare tecnologie assistive.
Lo Universal Design proposto da Mace si basa su sette principi o elementi fondamentali da tenere in considerazione durante la progettazione di un edificio o di beni e servizi al fine di limitare la generazione di barriere, considerando le principali problematiche di accesso. Ogni principio offre poi una serie di linee guida attraverso le quali è possibile tenere sotto controllo gli aspetti relativi all’accessibilità del proprio lavoro.
I sette principi tratti dal documento del Center for Universal Design della North Carolina University (1997) sono i seguenti:
- uso equo: la progettazione si riferisce a persone con diversi livelli di abilità ovvero si orienta verso soluzioni che offrano la stessa esperienza a tutti oppure delle alternative di pari dignità piuttosto che predisporre forme differenti di accesso che potrebbero risultare discriminanti;
- flessibilità: è bene offrire una vasta gamma di opzioni di personalizzazione attraverso la creazione di oggetti che possano essere utilizzati in modi diversi o di contenuti fruibili in diverse modalità;
- uso semplice e intuitivo: è necessario eliminare la complessità non necessaria per facilitare l’utilizzo da parte di qualsiasi utente attraverso l’uso di riferimenti familiari, che siano parte di una conoscenza precedentemente appresa o di codici universalmente noti;
- percettibilità delle informazioni: le informazioni devono essere comunicate in modo chiaro ed efficace, a questo scopo risulta efficace coinvolgere diversi sensi che può favorire la decodifica attraverso diversi canali così da massimizzare le possibilità di accesso al contenuto per i fruitori;
- tolleranza all’errore: l’errore deve essere gestito in modo corretto al fine di evitare che l’esperienza diventi frustrante o che possa creare un danno; è consigliabile che la progettazione non induca in errore in modo da prevenire i possibili risvolti negativi;
- sforzo fisico contenuto: le azioni ripetitive dovrebbero essere evitate così come posture scomode e distanze elevate in modo da minimizzare lo sforzo fisico necessario;
- dimensioni e spazio adeguati all’approccio e all’uso: il riferimento è diretto al contesto in cui il prodotto è disponibile che, se inospitale o incompatibile, potrebbe vanificare gli sforzi di progettazione stessi.
Il modello dell’UDL
A partire da questi principi, il Center for Applied Special Technology (CAST) del Massachusetts ha messo a punto il modello dello Universal Design for Learning, concretizzandolo in una serie di linee guida a partire dal 2008.
Il modello dell’UDL si basa su evidenze derivate dalla ricerca relativa alle differenze negli apprendimenti, alle potenzialità delle tecnologie educative e alle buone pratiche didattiche. Le linee guida inoltre fanno riferimento a principi generali di funzionamento del cervello umano che derivano dalla ricerca psicologica e neuroscientifica. Nella complessa struttura cerebrale sarebbero riconoscibili delle funzionalità fondamentali: la teoria che sta alla base dell’UDL identifica quindi tre principali network neuronali con un certo livello di specializzazione ma anche fortemente interconnessi tra loro.
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| Fonte: https://udlguidelines.cast.org/ |
Il network affettivo, situato nel sistema limbico, stabilisce le priorità sulle informazioni processate dagli altri network in base agli interessi personali ed è legato ad aspetti della persona come l’emotività, il comportamento e la memoria a lungo termine. A volte questo network può presentarsi come un ostacolo, o agire da freno, nel caso in cui un tipo di contenuto sia collegato a ricordi negativi nella memoria dell’individuo oppure se una determinata situazione fa sorgere degli stati d’ansia. Se stimolato positivamente invece, può agire in modo vantaggioso aumentando la motivazione e dunque sostenendo l’attenzione e facilitando la memorizzazione di un contenuto.
| Fonte: https://udlguidelines.cast.org/ |
Nella parte posteriore del cervello si trova il network di riconoscimento il quale ha la funzione di interpretare e decodificare le informazioni ricevute attraverso i sensi, dando loro un nome e identificandole in base a conoscenze pregresse. Si tratta di un processo passivo in quanto le azioni vengono attuate in modo inconsapevole, ma è fondamentale poiché rende disponibili agli altri network le informazioni percepite.
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| Fonte: https://udlguidelines.cast.org/ |
Il network strategico è collocato nella parte frontale del cervello, si occupa di rielaborare le informazioni ricevute e permette di fornire le risposte a problemi complessi tramite il ragionamento; è quindi responsabile di dare forma alle informazioni che vengono restituite all'ambiente circostante, facendo una selezione e organizzando le risposte a disposizione.
I principi dell’UDL
A partire da questi tre network, gli studiosi del CAST hanno elaborato altrettanti principi fondamentali che si ricollegano a quelli della Progettazione Universale di Mace ma fanno riferimento alla variabilità che può essere sperimentata in un ambiente di apprendimento e sono rivolti in particolare a chi progetta sia contenuti che percorsi didattici. Ognuno dei tre principi si suddivide in tre linee guida che a loro volta vengono maggiormente dettagliate in una serie di punti di verifica, ovvero micro-obiettivi, che pongono l’attenzione su aspetti specifici da tenere in considerazione durante la progettazione.
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| Fonte: https://udlguidelines.cast.org/ |
Fornire molteplici mezzi di COINVOLGIMENTO
Il primo principio sposta l’attenzione sulla dimensione del coinvolgimento che prevede l’uso di strategie atte a suscitare interesse e a mantenere l’attenzione attraverso la riduzione delle barriere che potrebbero rendere difficoltosa la fruizione del contenuto anche a livello ambientale. Mantenendo la motivazione alta, gli studenti sono in grado di compiere sforzi maggiori e di mettere in campo le loro capacità di gestione personale, sviluppando la riflessione e l’autovalutazione.
Fornire molteplici mezzi di RAPPRESENTAZIONE
Il secondo principio si concentra sulla rappresentazione delle informazioni che, al fine di raggiungere in modo equo tutti gli studenti, dovrebbero essere offerte attraverso molteplici canali sensoriali in concomitanza tra loro. Inoltre è necessario che i contenuti siano disponibili in un formato che consenta la personalizzazione delle modalità di rappresentazione a seconda dei bisogni e delle preferenze di ognuno. È indicato esplicitare il significato delle espressioni in lingue straniere, dei simboli matematici e scientifici così come delle formule e le notazioni appartenenti a un campo specifico come quello musicale facendo in modo che tali elementi siano facilmente riconoscibili e immediatamente interpretabili. Infine è necessario facilitare la comprensione favorendo la possibilità di creare e ritrovare collegamenti con concetti già noti, così che le relazioni tra contenuti diversi siano chiare.
Fornire molteplici mezzi di AZIONE ed ESPRESSIONE
Il terzo principio sottolinea la necessità di offrire diverse modalità e strategie di azione e di espressione: partendo dall’azione fisica ovvero dalla manipolazione e fruizione autonoma dei contenuti, alla possibilità di espressione variando le possibilità connesse e passando alla produzione di contenuti in risposta agli stimoli fornite dall’insegnante, fino all’attuazione di strategie che permettano di aumentare le capacità legate alle funzioni esecutive come ad esempio pianificazione efficace, selezione appropriata degli obiettivi e capacità di autovalutazione per riconoscere i progressi fatti.
Conclusioni
L'Universal Design for Learning (UDL) rappresenta un approccio innovativo e potente per promuovere l'inclusione scolastica. Basato sui principi dello Universal Design, l'UDL si propone di creare ambienti di apprendimento che siano accessibili a tutti gli studenti, indipendentemente dalle loro abilità o differenze individuali.
Le potenzialità dell'UDL per l'inclusione scolastica sono molteplici. Innanzitutto, l'UDL favorisce l'equità, offrendo a tutti gli studenti la stessa esperienza di apprendimento o alternative di pari dignità. Attraverso la flessibilità, l'UDL permette di personalizzare le modalità di apprendimento, fornendo una vasta gamma di opzioni che si adattano alle esigenze e alle preferenze di ciascuno.
Inoltre, l'UDL promuove l'accessibilità delle informazioni, rendendo chiaro ed efficace il modo in cui vengono comunicate. Sfruttando diversi sensi e canali di apprendimento, l'UDL massimizza le possibilità di accesso al contenuto per tutti gli studenti. Allo stesso tempo, l'UDL gestisce l'errore in modo positivo, evitando frustrazione e creando un ambiente di apprendimento sicuro in cui gli errori sono visti come opportunità di crescita.
L'UDL si preoccupa anche del benessere fisico degli studenti, minimizzando lo sforzo fisico necessario attraverso la progettazione di ambienti e attività che riducono posture scomode o azioni ripetitive. Infine, l'UDL considera l'importanza dello spazio e delle dimensioni dell'ambiente di apprendimento, assicurandosi che siano adeguati all'approccio e all'uso degli studenti, in modo da favorire un'esperienza inclusiva e confortevole.
In sintesi, l'UDL rappresenta un approccio olistico e completo per l'inclusione scolastica. Attraverso i suoi principi e linee guida, l'UDL offre strumenti pratici per progettare ambienti di apprendimento accessibili, stimolanti e personalizzati, che consentono a tutti gli studenti di partecipare attivamente e raggiungere il successo educativo. Implementando l'UDL nelle scuole, si crea un ambiente in cui la diversità viene accolta e valorizzata, permettendo a ogni studente di esprimere il proprio potenziale al massimo.
Avevate già sentito parlare di UDL? Utilizzate questi principi nella vostra pratica? Fatemelo sapere nei commenti.
A presto!
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