Tra le righe di... "DSA e strumenti compensativi. Una guida critica"

Buongiorno a tutti,

benvenuti alla rubrica “Tra le righe di...” nella quale parliamo di libri relativi al mondo dell’educazione e dell’apprendimento. Oggi vi voglio parlare del libro di Ventriglia, L., Storace, F., & Capuano, A. (2017) intitolato "DSA e strumenti compensativi: una guida critica" edito da Carocci Faber.


DSA e strumenti compensativi. Una guida critica. L'immagine mostra la copertina del libro

Ho scelto di approfondire questo argomento per togliermi qualche dubbio in particolare su quali fossero considerati degli strumenti compensativi. In realtà grazie a questo libro mi sono anche fatta un’idea più chiara di che cosa sia uno strumento compensativo e mi sono accorta che la mia idea precedente era imprecisa.

Cominciamo subito con il primo punto:

I disturbi specifici dell’apprendimento sono dovuti a una mancata automatizzazione dei processi di lettura, scrittura e calcolo.

Un alunno scrive correttamente una parola ma nella riga dopo la sbaglia. La perplessità pervade la mia persona e anche una certa frustrazione ma quello che bisogna sempre tenere a mente è che manca l’automatizzazione di alcuni processi quindi a volte i bambini possono anche azzeccare la parola giusta ma questo non significa che sia entrata in testa. Oltretutto i bambini con dislessia fanno fatica nella lettura quindi hanno minori occasioni di approcciarsi alla lingua scritta e questa mancata esposizione rende loro più difficile interiorizzare la versione corretta delle parole (doppie, l’h, ecc.).

Si può intervenire su questo aspetto, per esempio utilizzando la sintesi vocale oppure leggendo per loro, tenendo sempre il segno sul testo di modo che possano seguirlo, che siano esposti contemporaneamente alla versione scritta e quella orale della lingua.

E qui arriviamo al secondo punto: come insegnante devo essere consapevole che il problema è una mancata automatizzazione, devo saper controllare le mie reazioni e supportare gli alunni con i dovuti strumenti.

Gli strumenti compensativi sono mediatori con funzione di supporto e aiutano lo studente a svolgere i compiti che non può svolgere a causa della mancata automatizzazione.

Per ogni allievo, devo capire quale strumento può meglio supportare le sue abilità carenti, la scelta degli strumenti deve seguire un’attenta osservazione che viene effettuata sia dagli specialisti tramite la diagnosi che dalle insegnanti. Nella stesura del Piano Didattico Personalizzato devono emergere i punti di forza e di debolezza dell’alunno e per questi ultimi si propone un supporto attraverso gli strumenti compensativi più idonei alla sua situazione.

Il terzo punto riguarda invece le difficoltà che non sono direttamente collegate a un DSA ma che derivano da esso. Il libro dice:

Non vengono identificati come disturbi specifici la comprensione del testo che pure è compromessa dal fatto che tutte le risorse cognitive sono occupate nella decifrazione e la produzione scritta che ugualmente risente del fatto che la codificazione dei suoni in scrittura occupa tutte le risorse cognitive.

Con gli strumenti compensativi si possono liberare delle risorse per queste attività e si possono dare altri strumenti di scaffolding per sviluppare queste competenze.

Queste due abilità sono importantissime e vanno supportate allo stesso modo della lettura. E’ perciò necessario fornire strumenti compensativi specifici per poter permettere agli allievi di avere una comprensione del testo più efficace e una produzione scritta chiara e completa.

Per la comprensione, oltre all’uso della sintesi vocale che libera dalla fatica della decodifica permettendo di concentrarsi sui significati, sarebbe utile insegnare diverse strategie di lettura del testo, per esempio partendo degli elementi paratestuali come titoli, sottotitoli, parole in grassetto ecc. per farsi domande e prefigurarsi l’argomento trattato.

Anche la scrittura richiede un insegnamento specifico e in particolare per gli alunni con DSA potrebbe essere utile fornire degli esempi aperti, delle frasi di inizio da cui proseguire il racconto e variare la narrazione. Sono suggerimenti utili per tutti gli alunni perchè anche scrivere non è un’abilità innata ma va al contrario appresa e allenata.

La stessa cosa, e qui arrivo al quarto punto, vale per tutti gli strumenti compensativi:

Necessitano di un’istruzione adeguata per poter essere utilizzati efficacemente.

Non è possibile pensare di chiedere a un bambino di scrivere e pretendere che sappia fare un tema, bisogna insegnarlo a piccoli passi e questo vale per tutti i diversi tipi di testo. Allo stesso modo, non posso dire a un allievo di usare la sintesi vocale senza spiegargli come funziona e quali sono i modi più efficaci per utilizzarla. Questo vale sia per gli strumenti a bassa tecnologia, come le mappe e gli schemi, che gli alunni devono imparare a creare da soli, ma ancora di più per gli strumenti ad alta tecnologia, come per esempio un programma di video scrittura o il correttore automatico. Per poter usare questi strumenti, gli allievi devono apprendere delle competenze specifiche non solo digitali: oltre a capire come attivare il correttore, devono anche capire come intervenire per la correzione, devono sapere che tipo di errori il correttore può correggere e come mai non dice che manca l’h in “a mangiato”. Sono competenze che devono essere apprese da tutti gli alunni e non solo da chi ha un DSA e in questo modo si può anche ridurre il senso di emarginazione che spesso si sviluppa in chi presenta una difficoltà.

Il quinto punto è infatti legato proprio a questo aspetto:

La dimensione emotiva e sociale è di grandissima importanza e può fare una grande differenza nel percorso di apprendimento dell’alunno con DSA.

Il benessere del bambino in classe, la sensazione di essere accolto e non stigmatizzato a causa delle sue difficoltà sono elementi centrali per il raggiungimento del successo formativo. Il contesto deve permettere all’alunno di utilizzare gli strumenti di cui ha bisogno senza vergognarsi: non c’è modo di supportare il suo processo di apprendimento se rifiuta gli strumenti compensativi perché se ne vergogna o perché si sente discriminato dagli insegnanti e dai compagni.

Il libro propone una soluzione semplice ma di grande effetto che si rifà ad una visione inclusiva e questo è l’ultimo punto che voglio proporre e il più prezioso che ho tratto da questa bella lettura:

Gli strumenti compensativi sono utili per tutti ma indispensabili per alcuni.

Se tutti imparano ad utilizzare gli stessi strumenti si evita lo stigma, si fanno scoprire modi diversi di affrontare i compiti e ognuno può adattare al meglio le strategie al proprio personale modo di imparare. Alcuni decideranno di abbandonare certi strumenti dopo che avranno interiorizzato ciò di cui hanno bisogno, altri continueranno ad utilizzarli più a lungo. Per esempio, la tavola pitagorica verrà pian piano abbandonata oppure sarà usata solo come metodo di controllo da chi sarà riuscito ad interiorizzare le tabelline ma continuerà ad essere a disposizione dei bambini per i quali questa automatizzazione non è possibile. Se gli strumenti poi sono costruiti insieme, da tutta la classe, si hanno delle occasioni per aumentare il coinvolgimento e per sfruttare a pieno l’apprendimento cooperativo.

Come avrete capito, la lettura di questo libro è stata molto interessante e penso che questo ultimo aspetto, che tocca il tema dell’inclusività e anche dello Universal Design for Learning, sia davvero importante ed è un focus che ho deciso di inserire nella mia pratica.

Spero che questo primo appuntamento con la rubrica “Tra le righe di...” vi sia piaciuto e vi invito a lasciare le vostre domande o commenti qui sotto.

A presto!



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